La tanto attesa sentenza del Consiglio di Stato sul riconoscimento dei titoli esteri è arrivata, e segna una svolta storica. L’adunanza plenaria si è pronunciata a favore del riconoscimento dei titoli abilitanti all’insegnamento conseguiti all’estero dichiarandone la validità.
Subito dopo il richiamo della Commissione UE all’Italia per il riconoscimento è arrivata la svolta, in particolar modo si è deciso sulla validità dei titoli abilitanti conseguiti in Romania su materia e sostegno.
I titoli in Romania abilitanti all’insegnamento: la sentenza
“Il Ministero dell’Istruzione ha l’obbligo di verificare in quale misura si debba ritenere che le conoscenze attestate dal diploma rilasciato in altro Stato membro e le qualifiche o l’esperienza professionale ottenute in quest’ultimo, oltre all’esperienza ottenuta nello Stato membro, soddisfino, anche parzialmente le condizioni richieste per accedere all’attività di cui trattasi e, all’esito dell’istruttoria, emanare decreto di riconoscimento o misure compensative.”
Sostanzialmente è stato stabilito che il rigetto iniziale e totale non è una procedura corretta. Il Ministero dell’Istruzione deve sempre valutare i titoli conseguiti all’estero ed emettere, a seguito della valutazione, decreto di riconoscimento oppure, ove necessario, stabilire delle misure compensative.
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I titoli su materia e TFA in Romania sono abilitanti
Si tratta di una svolta storica, attesa da tempo da migliaia di docenti che dopo essersi abilitati all’estero sono rimasti fermi. Fermi ad attendere dapprima la risposta da parte del MIUR, il quale non ha mai rispettato i tempi previsti ed è stato richiamato anche recentemente dalla Commissione Europea, poi a seguito di un rigetto (a quanto pare ingiusto) si sono trovati a fare ricorsi e controricorsi ricevendo sentenze difformi, con una conseguente perdita ingente di tempo e di risorse economiche.
Finalmente sarà applicato il diritto internazionale e verrà rispettata la direttiva CEE 35/2006 in tutto e per tutto anche da parte del Ministero dell’Istruzione: “Garantire ai cittadini dell’Unione Europea la possibilità di esercitare la propria professione in tutti gli stati membri.”
Un enunciato che da oggi, probabilmente, risulterà meno astratto.
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